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Gadducci, Fabio, Leonardo Gori, and Sergio Lama. Eccetto Topolino: Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti. L’arte delle Nuvole. Roma: NPE, 2011. 
Added by: joachim (5/24/20, 12:34 PM)   Last edited by: joachim (5/24/20, 12:56 PM)
Resource type: Book
Language: it: italiano
ID no. (ISBN etc.): 9788897141044
BibTeX citation key: Gadducci2011
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Categories: General
Keywords: Children’s and young adults’ comics, Disney comics, Fascism, Italy, Kulturpolitik, USA
Creators: Gadducci, Gori, Lama
Publisher: NPE (Roma)
Views: 11/1116
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Abstract
Il volume racconta gli anni ruggenti dell’editoria a fumetti negli anni Trenta: un dietro le quinte approfondito sull’avvento dei comics americani in Italia e sulla reazione bigotta che suscitò fra gli educatori e nelle gerarchie del regime fascista, fino al Proibizionismo del 1938 che salvò solo l’opera di Walt Disney. Una pagina fondamentale della storia del fumetto in Italia, nella quale eventi fondanti come l’arrivo di Topolino e il suo passaggio da Nerbini a Mondadori coinvolgono trame e interessi mai sospettati. Il saggio raccoglie documenti originali e finora inediti dell’archivio di Guglielmo Emanuel, agente del King Features Syndicate, e quelli degli Archivi dello Stato, oltre al fondo di Federico Pedrocchi. I documenti, le interviste, gli aneddoti e le numerose illustrazioni offrono uno spaccato originale dell’Italia anni Trenta, con protagonisti quali Benito Mussolini, William R. Hearst, Cesare Zavattini, Giovanni Gentile, Galeazzo Ciano e molti altri. Eccetto Topolino non è un libro di nicchia ma è la storia dei personaggi che hanno condizionato il nostro immaginario per oltre ottant’anni.
Quella del fumetto in Italia in quegli anni è una storia di eventi significativi e vicende personali, che fanno emergere in maniera efficace sia il clima culturale e politico dell’epoca sia l’approccio al fare fumetto da parte degli editori italiani.
Riguardo al primo aspetto, il controllo sul fumetto è senz’altro un aspetto del controllo della formazione dei giovani da parte del regime fascista, che intendeva evitar loro qualsiasi rischio di contagio di ideali e valori tramite i fumetti. Il divieto di pubblicazione dei fumetti stranieri era giustificato pubblicamente (e politicamente) con l’influenza che un mezzo così diffuso poteva avere sui ragazzi. I carteggi proposti nel saggio mettono in scena una rete di relazioni e una visione dell’iniziativa politica che facevano sentire gli editori relativamente al sicuro dalle conseguenze degli avvertimenti e degli obiettivi che il Governo proclamava con toni via via più alti. Questa sorta di cinico disincanto è ben testimoniato dallo stupore e dall’impreparazione di molti editori al momento in cui la stretta censoria ebbe effettivamente luogo.
  
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